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Il covid non cancella le tradizioni di S. Giuseppe tra altari e luminarie

Da tre anni ormai le celebrazioni religiose sono state rivoluzionate. A causa del covid le processioni sono praticamente scomparse. Resiste la fede a pari passo con la tradizione. Tra queste, la festività di San Giuseppe. Le giornate che caratterizzano la sua figura sono contraddistinte da emozioni particolari e simboli. Insieme a poche altre è una delle ricorrenze che ha conservato una propria identità. Esprime perfettamente il senso di solidarietà e l’amore verso i papà. Forse mai come oggi è stata così attuale la figura di S. Giuseppe, papà di tutti. È vero, a Gela manca la tipica visita alle cene organizzate nelle case. Rispetto ad altre realtà siciliane anche quest’anno i festeggiamenti si sono svolti in forme ridotte. Con il contagio che galoppa probabilmente nessuno si è sentito pronto a tornare alla normalità. Ci hanno pensato i parroci a tenere in vita la tradizioni allestendo le cene all’interno delle chiese. Gli elementi sono rimasti quelli di sempre: in cima l’immagine della Sacra Famiglia o di San Giuseppe, le stoffe, il pane artistico, i dolci tipici, i prodotti alimentari. Al centro una tavola apparecchiata e due sedie pronte per accogliere Gesù, Giuseppe e Maria durante il pranzo del 19 marzo. Qualche cena è stata allestita anche all’interno di alcune scuole.

È Niscemi invece che torna timidamente alla normalità. Nella capitale del carciofo, dove fervono i preparativi per la sagra dell’oro verde, le famiglie private hanno allestito gli altari nelle proprie abitazioni. Sono state censite grazie ad una mappa interattiva. Grande ritorno quello delle luminarie.

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